La sale espone oggetti legati al culto, paramenti liturgici e reperti architettonici provenienti dalla chiesa di Santa Maria Novella, parte del complesso conventuale che ospita il museo
autore ignoto – cerchia di Andrea Bregno (1418/21-1503/06) – busto di Cristo- seconda metà sec. XV

Il busto, rimasto incompiuto, era conservato nella vicina chiesa di Santa Maria Novella.
Non è nota la sua provenienza: esso potrebbe essere giunto a Bracciano dal complesso ospedaliero San Giovanni-Addolorata attraverso gli Anguillara e gli Orsini o, attraverso gli Agostiniani, dalla chiesa di Santa Maria del Popolo di Roma.
Manichino devozionale – manifattura laziale, sec. XVIII – legno, cotone tessuto e crine; h cm 160
Di buona fattura artigianale, non è certo se le fattezze originarie del manichino si riferiscano a una figura femminile o maschile perché il busto, lasciato grezzo, poteva facilmente essere modificato con elementi posticci al momento della vestizione; la stessa testa sembra intercambiabile.
La resa della vita è tipica della fine del XVII secolo.
La gabbia di legno su cui s’imposta il busto, staccabile, funge da guardinfante, l’intelaiatura, solitamente in cerchi di vimini o metallo, utilizzata per dare volume alle gonne.
Nel suo ultimo allestimento il manichino rappresentava una Madonna; è possibile che il perno posto sulla mano sinistra sostenesse un Bambino. La Madonna indossava l’abito in cotone sotto ed un velo di taffetas di seta azzurra.
Abito del manichino – manifattura italiana – prima metà sec. XIX (1840-1845) – mussola di cotone stampata

L’abito è realizzato in mussola di cotone stampata a piccoli mazzolini di fiori in gradazioni di blu e marrone, una stoffa piuttosto pregiata per la prima metà dell’Ottocento: ciò fa ipotizzare che l’abito sia stato offerto alla Madonna da una nobildonna locale.
La foggia dell’abito ne prova l’origine laica, documentata anche dalle tracce lasciate dall’uso, come la deformazione delle maniche all’altezza del gomito e l’abrasione dell’orlo della veste nella parte che sfiora il suolo durante i movimenti.
L’abito è stato adattato al manichino restringendo il corpetto e variando la forma della gonna; a questa è stata data la forma trapezoidale con il pannello centrale a volant tipica delle statue mariane.
Le modifiche non hanno però alterato sostanzialmente la silhouette del vestito, che mantiene il modello di abito da giorno tipico degli anni ’40 dell’Ottocento.
Dopo il restauro non è stato più possibile riadattare l’abito al manichino.
Pianeta – sec. XIX – tessuto di seta dipinto e ricamato con filo d’oro e d’argento

Detta anche casula questa sopravveste viene usata dai sacerdoti e dai vescovi della Chiesa cattolica durante la Messa o per le processioni del SS. Sacramento.
Essa deriva dall’antica paenula, un mantello chiuso usato dai romani dapprima per ripararsi dalle intemperie durante i viaggi e, dal sec. II, come soprabito ordinario. Come veste liturgica la paenula, poi chiamata planeta, è usata fina dal IV secolo.
L’uso di dipingere le stoffe ha avuto il suo apice nel XVIII secolo: si conservano numerosi esemplari di abiti e tappezzerie realizzate con tempere magre su tessuti in seta, trattati precedentemente con un leggero bagno di acqua e amido.
Questa pianeta dipinta e ricamata presenta un decoro che riecheggia gli stilemi settecenteschi che abbinano motivi dorati a cornucopia a tralci di fiori e frutti, resi però in modo più convenzionale con un tocco naif che suggerisce un artista locale, ancora capace di una tecnica ormai superata dalla produzione di tessuti stampati, ma che ben corrispondeva ai gusti conservatori della committenza ecclesiastica.
Piviale – manifattura romana, secondo quarto sec. XVII – raso di seta
Il piviale, indossato nelle messe pontificali ed in altre cerimonie solenni del rito cattolico, deriva dal mantello che portavano i monaci nei secoli VIII e IX. Il cappuccio si trasformò nel XII-XIV secolo in un semplice lembo di stoffa triangolare posto dietro le spalle e poi nel cosiddetto “scudo” di forma arrotondata e riccamente bordato.
Questo sontuoso esemplare è stato confezionato con raso operato broccato: l’ordito in seta nera e la trama in seta rosata conferiscono al fondo un effetto cangiante sul quale si staglia il disegno, realizzato dalle trame broccate in oro filato. La figurazione a grande rapporto riporta gli emblemi gentilizi della famiglia Pamphilj, il giglio e la colomba che reca un ramo d’ulivo, inclusi tra foglie d’acanto, tulipani e melagrane.
Le caratteristiche tecniche e stilistiche del prezioso tessuto lo collocano nel XVII secolo; esso è stato certamente prodotto su commissione della nobile famiglia cui apparteneva anche Giovanni Battista, pontefice con il nome di Innocenzo X dal 1644 al 1655.
Non è noto come sia giunto a Bracciano.
Repositorio – ambito romano, seconda metà sec. XVIII – legno

Pagina aggiornata il 06/08/2024